Nietsche

Nietzsche

Nietzsche e la crisi delle certezze filosofiche

Lo sguardo critico verso la società del tempo

Nietzsche è considerato l'interprete più acuto della crisi della civiltà occidentale tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Egli percepisce l'incertezza e la precarietà dell'essere umano nell'epoca della scienza e della tecnologia, che indeboliscono la fiducia nella cultura. Nietzsche si forma in un periodo dominato dal positivismo e dal socialismo iniziale, che egli considera negativamente come segni di una massificazione della società che porta all'omologazione e alla perdita dell'identità individuale. Egli è insofferente per la società di massa e per le filosofie che ne esaltano i tratti più emblematici come il positivismo, il marxismo e il socialismo. Il pensiero di Nietzsche affonda le sue radici nella sua formazione classica e nei tratti originali della sua personalità.

L'ambiente familiare e la formazione

Nietzsche è descritto come una figura singolare, nato nel 1844 a Röcken in Sassonia da una famiglia di pastori protestanti. Durante gli anni del liceo dimostra una passione per la musica e la letteratura e dopo gli studi secondari comincia il percorso di formazione nella facoltà teologica di Bonn e successivamente segue le lezioni di filologia classica a Lipsia, dove diventa uno studente d'eccellenza e scopre l'opera di Schopenhauer. Viene chiamato a ricoprire l'incarico di docente di filologia classica a Basilea, dove rimane dal 1869 al 1879, periodo durante il quale diventa amico del grande musicista Richard Wagner.

Gli anni dell'insegnamento e il crollo psichico

Friedrich Nietzsche è un filosofo tedesco che ha trascorso gli anni dell'insegnamento con passione per il mondo classico e l'amore per la filologia. Nel 1872 ha pubblicato La nascita della tragedia dallo spirito della musica, che è stato accolto freddamente o addirittura ostilmente dagli ambienti accademici. A causa di problemi di salute e della mancanza di supporto, Nietzsche si è dimesso nel 1879 e ha iniziato a viaggiare tra Germania, Francia, Svizzera e Italia. Dal 1881 al 1888 ha trascorso ogni estate in Svizzera, dove ha trovato pace e ispirazione tra le montagne dell'Alta Engadina. Tuttavia, la sua solitudine è diventata sempre più opprimente e ha avuto un crollo psichico a quarantacinque anni, a Torino, che lo ha portato alla follia. Ha trascorso gli ultimi undici anni della sua vita malato e accudito dalla madre e dalla sorella. Nietzsche è morto a Weimar nel 1900 e il suo pensiero è stato compreso solo successivamente dai posteri.

Il nuovo stile argomentativo

Nel 1889 Nietzsche ha una grave crisi nervosa che lo rende incapace di scrivere e continuare la sua indagine filosofica. La natura del suo crollo mentale diventa oggetto di dibattito tra coloro che lo considerano casuale e quelli che riconoscono i segni della follia in tutti i suoi scritti. La difficoltà nell'interpretazione dei suoi scritti deriva dal suo stile, fatto di aforismi, metafore e simboli che si prestano a diverse letture. La produzione di Nietzsche viene suddivisa in tre fasi: la fase filologico-romantica, la fase illuministico-critica e la fase dell'eterno ritorno e della volontà di potenza. La sua scrittura è coerente con il suo progetto di contrapporsi alla cultura tradizionale attraverso una modalità espressiva estrema e paradossale. La predilezione dell'autore va all'immediatezza diretta e tagliente dell'aforisma, efficace per abbattere vecchi preconcetti e alludere a un nuovo mondo di valori che non ha più, e non deve avere, il carattere dell'assolutezza.

Le opere del primo periodo 

Il testo parla del rapporto tra Nietzsche e Wagner e delle loro idee sulla musica e sulla tragedia. Nietzsche ammirava molto Wagner, ma quando quest'ultimo si convertì al cristianesimo, Nietzsche interpretò la sua decisione come un tradimento e si allontanò da lui. Tra il 1873 e il 1876 Nietzsche pubblicò quattro saggi, chiamati Considerazioni inattuali, in cui contrastava con le idee dominanti dell'epoca, come lo storicismo e il positivismo. Nietzsche sosteneva che non esistesse una verità assoluta, ma solo interpretazioni soggettive che dipendevano dal momento storico e dagli interessi degli individui.

Le opere del secondo periodo

Nel suo secondo periodo, Nietzsche critica i valori della sua epoca, con scritti definiti "luministici" per la loro carica distruttiva verso i fondamenti della morale occidentale. In questi scritti, il filosofo apprezza la scienza concepita come conoscenza libera e creatrice, che opera per trasformare la realtà come fa l'arte. Nietzsche intende presentare una "chimica delle idee e dei sentimenti", ovvero una scomposizione dei valori spirituali nei loro elementi originari e fondamentali. Alla fine di questa operazione, l'autore annota che i valori spirituali non sono altro che l'espressione degli istinti e dei bisogni materiali degli uomini che li hanno prodotti. La gaia scienza, opera del 1882, segna la fine della fase "distruttiva" del pensiero nietzschiano e l'affermazione di una nuova prospettiva che non vuole più sacrificare la vita ai concetti, l'esistenza al dovere. La scienza diventa "gaia", cioè lieta, una scienza che si è svincolata dalla tradizione e tornata a far rivivere la realtà della "terra", i suoni, i colori, le forme, le parole e tutto ciò che è percepito con i sensi. In breve, il filosofo si oppone alla ricerca delle essenze e afferma il valore dell'immediatezza e dell'intero campo dell'esperienza sensibile. Con La gaia scienza si conclude quella che Nietzsche stesso definisce la "filosofia del mattino", caratterizzata dal risveglio dalla morale e dall'annuncio di un nuovo giorno.

Le opere del terzo periodo 

Nietzsche continua a scrivere nonostante le sue difficoltà di salute e le crisi depressive e nel 1883 pubblica "Così parlò Zarathustra", un libro che si riferisce alla figura di Zarathustra, un profeta persiano, per affermare la necessità di superare i principi del bene e del male e di andare oltre le regole della morale e della fede. Il libro è scritto in modo allegorico e contiene molte immagini e parabole simili al Vangelo. In "Al di là del bene e del male" e "Genealogia della morale", Nietzsche critica la morale e individua l'origine dell'intellettualismo di Socrate e Platone come gli artefici della svalutazione del mondo materiale e istintuale. Nel 1888 pubblica diverse opere, tra cui "Il caso Wagner" e "Crepuscolo degli idoli", che sono le ultime che pubblica prima di essere colpito da una malattia mentale.

L'ultimo progetto e il suo fraintendimento 

Durante il periodo tra il 1888 e il 1889, Nietzsche cercò di delineare un ultimo progetto di ricerca intitolato La volontà di potenza, del quale possediamo solo frammenti. L'opera che è stata pubblicata a cura della sorella Elisabeth non è attendibile, poiché i materiali inediti sono stati deformi e adattati alle esigenze della sua cerchia di amici. Questi hanno messo in risalto gli accenni all'oltreuomo, presentato come il profeta di una nuova e pura razza umana. È stata questa interpretazione parziale dell'opera di Nietzsche che ha portato il nazismo, negli anni Trenta, a utilizzarlo come teorico. Solo grazie all'edizione critica delle opere curata da Giorgio Colli e Mazzino Montinari, la figura di Nietzsche è stata rivalutata e riconosciuta la sua importanza storica e filosofica.

Le fasi della filosofia di Nietzsche 

Nel riassunto viene descritto il percorso del filosofo Nietzsche, in cui vita e pensiero si intrecciano. Il linguaggio simbolico di Nietzsche descrive tre fasi dello spirito: la prima è quella del cammello, rappresentata dalla fedeltà alla tradizione, religione e morale; la seconda è quella del leone, simbolo dell'indipendenza e della liberazione dai pesi delle credenze etiche e religiose, che porta alla fase del nichilismo e alla "morte di Dio"; infine, la terza è quella del fanciullo, rappresentante dell'individuo che inaugura l'epoca del "nuovo inizio", libero di creare la propria vita al di là del bene e del male.

La fedeltà alla tradizione: il cammello

Lo smascheramento dei miti e delle dottrine della civiltà occidentale

Il filosofo Paul Ricoeur ha incluso Nietzsche tra i "filosofi del sospetto", che hanno l'obiettivo di insinuare il dubbio sulle certezze comuni. Nietzsche stesso si è dedicato a dissacrare le credenze tradizionali e a diffondere il dubbio e il sospetto su ciò che gli uomini accettavano acriticamente. La sua ricerca è motivata dall'insoddisfazione per il presente e le sue ideologie soffocanti. Nietzsche pensa che la scienza e la filosofia siano superficiali e non riescono a cogliere la vera realtà del mondo. Egli intende mettere a nudo l'inconsistenza dei miti e delle dottrine su cui si fonda la civiltà occidentale e il tipo di uomo che essa ha prodotto, distruggendo tutte le certezze con il coraggio della temerarietà.

Apollineo e dionisiaco 

Nell'inizio del percorso filosofico di Nietzsche, egli mostra un grande interesse per la tradizione greca e le sue creazioni artistiche. Attraverso la sua formazione filologica, la musica e la poesia tragica, Nietzsche si avvicina alla cultura occidentale del mondo greco antico, cercando le cause della decadenza del presente. In questo processo, egli rifiuta le interpretazioni romantiche e idilliache della Grecia come un'epoca nobile e tranquilla, e identifica l'opposizione tra i principi "apollineo" e "dionisiaco" come la base della cultura occidentale. L'apollineo rappresenta l'ordine, l'equilibrio e la serenità, mentre il dionisiaco rappresenta il caos, la distruzione e l'impulso vitale. Secondo Nietzsche, entrambi i principi sono essenziali per comprendere la cultura greca e la cultura occidentale in generale.

La nascita della tragedia

Nietzsche sostiene che il dionisiaco e l'apollineo sono fondamentalmente uniti nella produzione tragica greca di Eschilo e Sofocle nel V secolo a.C., dove il dionisiaco si esprime nella forza primitiva e irruente della musica e del coro, mentre l'apollineo si manifesta nelle gesta dell'eroe e nel dialogo razionale tra i personaggi. Secondo Nietzsche, la tragedia è strettamente legata ai canti corali in onore di Dioniso e al coro tragico, che rappresentava il corteo dei seguaci del dio. La tragedia greca, quindi, nasce dall'esperienza primaria e fondamentale del caos vissuto nelle cerimonie dionisiache e viene organizzata e mediata dall'ordine apollineo per affrontare l'irrazionalità e la drammaticità della vita. Nietzsche considera l'armonia e l'equilibrio come esigenze derivanti dalla necessità di contenere la drammaticità, il disordine e il caos dell'universo. La tragedia greca è un "coro dionisiaco che sempre e di nuovo si scarica in un mondo apollineo di immagini", che riesce a compiere un "miracolo" unendo Dioniso e Apollo.

La sintesi tra dionisiaco e apollineo e la sua dissoluzione

Il testo tratta del concetto di sintesi tra dionisiaco e apollineo, proposto da Nietzsche e presente nei primi tragici greci come Sofocle ed Eschilo. Viene analizzato il personaggio di Edipo, che incarna questa sintesi attraverso il suo dramma terribile. L'arte tragica permette di dare un senso al caos dell'esistenza umana, integrando l'elemento caotico e terribile del dionisiaco con la limpida armonia dell'apollineo. Tuttavia, secondo Nietzsche, l'impulso apollineo si afferma sempre di più a scapito di quello dionisiaco, fino a prevalere nella produzione di Euripide, l'ultimo dei grandi tragici greci. Euripide riduce l'elemento dionisiaco, privilegiando il dialogo razionale tra i personaggi, e la tragedia perde il suo carattere tragico, diventando più sistematica e ottimista. In questo modo, la filosofia si afferma come spiegazione rassicurante del mondo, rimuovendo i lati più oscuri della personalità umana.

La critica a Socrate

Il testo descrive come Socrate, attraverso il dialogo filosofico, abbia inaugurato una tradizione che esalta il concetto e il pensiero a discapito della vita concreta e dei suoi valori. Nietzsche condanna questo approccio perché sacrifica le più autentiche pulsioni della vita e dell'esistenza. La ragione socratica riduce il mondo a ciò che è logico, cosciente, stabile, rimuovendo le forze dionisiache in cui risiede la possibilità di creare nuove forme, dando nuovi sensi alle cose, nuovi valori. Nietzsche ritiene che si debba far rinascere lo spirito dionisiaco attraverso l'arte, in particolare la musica, interpretata come una disciplina in grado di contrastare la tendenza teoretica e di liberare le forze oscure e creative della vita. Nietzsche vede in Wagner l'artista che più di tutti riesce a suscitare queste energie creative, ma la sua fiducia nell'arte e nella musica è destinata a svanire, in quanto consapevole dell'inesorabile declino della cultura dell'Occidente.

L’avvento del nichilismo: il leone

La fase critica e "illuministica" della riflessione nietzscheana 

Il testo parla della rottura tra Nietzsche e Wagner, a causa della nuova visione critica maturata dal filosofo. Nietzsche critica l'idealismo di Wagner e la sua ricerca di una "redenzione" dell'uomo, che lo porta a una morale rigida e antivitale. Nietzsche critica anche la concezione wagneriana della musica, che vede l'arte come uno strumento per raggiungere una dimensione superiore. Nietzsche si allontana da Wagner per perseguire l'obiettivo di portare a piena maturazione il nichilismo, attraverso il distacco dalla cultura metafisica europea e l'assecondamento della tendenza alla razionalizzazione e alla demolizione dei vecchi valori. Nella seconda fase della sua filosofia, Nietzsche si concentra sulla critica della cultura, usando il metodo rigoroso della scienza per emancipare l'uomo dalle false credenze e inganni della cultura dominante. Nietzsche sostiene che non esiste un'unica interpretazione valida della realtà, perché ogni conoscenza presuppone sempre un particolare punto di vista.

La filosofia del mattino

Nietzsche crede che la filosofia debba smascherare le credenze dominanti nella cultura europea e mostrare la loro infondatezza, definendola "filosofia del mattino" poiché libera gli uomini dalle tenebre del passato. Secondo Nietzsche, le grandi costruzioni teoriche della morale, della filosofia e della scienza sono solo un'invenzione consolatoria per chi cerca rassicurazione, ma sono solo una illusione. Gli uomini hanno elaborato diverse forme di menzogna per proteggersi dalla realtà caotica e irrazionale dell'esistenza, sostituendola con un universo ordinato e razionale. L'idea di Dio è vista come la più grande menzogna, creata dalla tradizione metafisica per proteggere gli uomini dal caos e dall'ignoto. Questa menzogna ha avuto una funzione storica importante, producendo sicurezza e ordine sociale, dando l'illusione della felicità.

La morte di Dio

Il testo parla della teoria di Nietzsche sulla morte di Dio e la fine delle concezioni metafisiche. Secondo Nietzsche, l'illusione di un "altro" mondo è superflua e inutile nella società moderna, dove la scienza ha portato a una critica radicale delle dottrine religiose. Gli uomini hanno ucciso Dio in virtù della razionalità e hanno perso le certezze e il sistema di valori che lo hanno sostenuto nel corso dei secoli. Nietzsche ritiene che sia importante annunciare la morte di Dio, perché molti non hanno ancora preso coscienza delle conseguenze della loro azione. Nella società dominata dalla scienza e dalla tecnica, la religione ha perso di senso, ma l'ateismo non ha ancora fatto i conti con il vuoto lasciato da Dio. Nietzsche sostiene che gli uomini moderni hanno sostituito il vecchio Dio con nuovi dei, come il progresso, la scienza, lo Stato o il socialismo, ma non hanno affrontato il vuoto lasciato dalla morte di Dio, che genera angoscia e sgomento.

L'annuncio dell'«<uomo folle>> 

Il testo parla dell'annuncio fatto da Nietzsche dell'uccisione di Dio affidato all'uomo folle nella Gaia scienza. Questo evento rappresenta la fine della possibilità di una verità assoluta e la necessità per l'uomo di assumersi la responsabilità del senso delle cose e della propria esistenza. L'ateismo è un fatto scontato per Nietzsche, che deriva dalla percezione del disordine e della crudeltà del mondo. Gli uomini, tuttavia, non sono ancora pronti per recepire la portata dell'evento e il compito che esso implica, che può essere assunto solo da colui che saprà "farsi Dio" egli stesso, diventando l'oltre-uomo e inaugurando una nuova epoca.

La decostruzione della morale occidentale

Il testo parla della "decostruzione" della morale da parte di Nietzsche, che consiste nell'analizzare la tradizione morale dell'Occidente per riconoscere le sue origini umane. Nietzsche paragona le norme della morale tradizionale a una maschera che l'uomo europeo usa per nascondere la propria autentica natura, così come usa gli abiti per coprire la propria nudità. L'uomo europeo non può fare a meno dell'abito morale, poiché sotto di esso nasconde la propria debolezza e mediocrità.

L'analisi genealogica dei principi morali

In due opere della maturità, "Al di là del bene e del male" e "Genealogia della morale", Nietzsche affronta la critica dei concetti e dei principi morali. Lui usa il metodo genealogico per risalire all'origine psicologica dei comportamenti etici e delle idee morali e la sua conclusione è che la morale è uno strumento di dominio che serve a un gruppo di uomini per soggiogare gli altri, sia i "forti" che i "deboli". Ad esempio, la morale cristiana incentrata sulle virtù dell'obbedienza, dell'umiltà e della dedizione agli altri, nasce dall'istinto di vendetta degli uomini inferiori che cercano di uniformare tutti a un livello mediocre. La morale nasce dalla gran massa degli uomini deboli (il «gregge»), che vuole sottomettere i pochi individui superiori, uniformando tutti a un livello mediocre.

La morale degli schiavi e quella dei signori 

Nietzsche applica il metodo genealogico anche ai valori che a prima vista sembrano espressioni dello spirito di abnegazione e di rinuncia, come l'ascetismo religioso. Egli osserva che dietro il volto remissivo dell'asceta si nasconde una forte volontà di dominio. L'asceta è colui che, essendo debole, vuole combattere le energie e le forze vitali possedute da alcuni uomini superiori, allo scopo di affermare se stesso. Secondo Nietzsche, questa è la morale degli schiavi, prodotta da uomini mediocri, incapaci e repressi, che predica l'umiltà, la fratellanza, la democrazia e l'egualitarismo, e che è caratterizzata dall'invidia. Contrapposta alla morale degli schiavi, Nietzsche individua la morale dei signori, tipica del mondo classico, espressione di un'aristocrazia che esaltava i valori della forza, della salute, della gioia, della fierezza. Questa morale è stata cancellata dall'avvento della religione ebraico-cristiana, che al guerriero sostituisce la figura del sacerdote. Il cristianesimo ha creato una massa di persone risentite e represse, che si sono rivelate spesso, nel corso della storia, disposte a esercitare la violenza.

Oltre il nichilismo 

In sintesi, nella seconda fase del suo pensiero, Nietzsche annuncia l'arrivo del nichilismo, ovvero la scomparsa di ogni verità assoluta e punto di riferimento. Tuttavia, egli riconosce che questo non costituisce il destino finale dell'umanità, poiché la mancanza di fondamenti certi può portare alla libertà e alla creatività. Questa prospettiva apre la terza fase del suo pensiero, che parla del "fanciullo", del "meriggio" e dell'avvento dell'"oltreuomo".

L’uomo nuovo e il superamento del nichilismo: il fanciullo

Il nichilismo come vuoto e possibilità

La terza e ultima fase del pensiero di Nietzsche parte dalla considerazione che solo chi ha avuto il coraggio di negare e distruggere può costruire e creare. Solo chi ha affrontato la morte può onorare pienamente la vita. È necessario trovare la forza per affrontare il nichilismo radicale del mondo privo di Dio e di valori per riappropriarsi della propria libertà. Dopo la morte di Dio si apre uno spazio vuoto, che può essere sia occasione di riscatto e liberazione dalla metafisica e dalla morale, che inquietante per l'infinita possibilità di senso e interpretazioni del mondo che si presentano all'uomo. Questo richiede scelte e responsabilità.

L’oltreuomo

Nella terza fase del pensiero di Nietzsche, si afferma che solo colui che ha la forza di affrontare il nichilismo, ovvero la morte di ogni verità assoluta, può trovare la libertà e la creatività. L'oltreuomo non è un essere di razza superiore, ma è un uomo "oltre" l'ultimo uomo, capace di accettare la morte di Dio e il crollo di ogni principio assoluto. L'oltreuomo è un essere libero, capace di agire con le proprie risorse e motivazioni, accettando la condizione tragica dell'esistenza e dicendo "si" alla vita. L'avvento dell'oltreuomo viene annunciato dal profeta Zarathustra e simbolicamente rappresentato come un fanciullo ridente circondato di luce.

L’eterno ritorno

L'oltreuomo, secondo Nietzsche, è colui che è capace di accettare l'idea dell'eterno ritorno dell'uguale, ovvero che tutti i fatti e gli avvenimenti della storia si ripetano eternamente. Questo concetto si oppone alla visione lineare del tempo della tradizione ebraico-cristiana, per riallacciarsi alla concezione ciclica dei Greci e dell'antica India. Nietzsche immagina che un demone ci dica che dovremo rivivere la nostra vita infinite volte, senza che nulla cambi. Questo peso è il più grande, ma l'oltreuomo è in grado di sopportarlo. La teoria dell'eterno ritorno si trova nel discorso su "La visione e l'enigma" che apre la terza parte di Così parlò Zarathustra.

Le implicazioni della dottrina dell'eterno ritorno 

La dottrina dell'eterno ritorno dell'uguale di Nietzsche sostiene che ogni istante della vita ritorna eternamente, dando così valore a ogni momento presente. Questa concezione ciclica del tempo è in contrasto con la visione lineare del tempo, che rimanda il senso della vita al futuro, svuotando l'attimo presente di significato. La concezione ciclica del tempo restituisce alla vita la sua dignità e perfezione, interpretando la storia come coincidente con l'uomo e non come un fine trascendente. Questo punto di vista è pienamente congruente con il progetto filosofico di Nietzsche, che enfatizza il carattere terreno e naturale dell'esistenza. La dottrina dell'eterno ritorno ha anche una valenza anticristiana, poiché respinge l'idea di un fine assegnato dalla divina provvidenza. Infine, Nietzsche critica lo storicismo e l'evoluzionismo che considerano il passato, presente e futuro come una catena causale, annullando la creatività dell'individuo.

La volontà di potenza

Nietzsche aveva intenzione di scrivere un'opera intitolata "La volontà di potenza", che avrebbe delineato una costruzione positiva del suo pensiero, basato sul concetto di volontà di potenza, ovvero l'impulso vitale alla crescita e al miglioramento continuo. La volontà di potenza è identificata con l'arte, che rappresenta la forma suprema della vita e l'unico antidoto alla decadenza culturale del presente. L'artista è visto come colui che incarna l'ideale dell'oltreuomo. Nonostante Nietzsche non abbia mai completato l'opera, i suoi appunti preparatori ci permettono di comprendere le sue riflessioni sull'estrema produzione filosofica prima della sua malattia mentale.

Volontà e creatività 

Il concetto di volontà di potenza consiste nell'azione creatrice che conferisce senso al mondo e valore alle cose, un'attività fondamentale che riassume tutta la storia umana. Dopo la morte di Dio, l'uomo ha assunto il ruolo di creare significato nel mondo, come un'entità divina. L'oltreuomo rappresenta l'espressione più completa della volontà di potenza in quanto è un creatore che offre nuovi significati, prospettive e valori. L'eterno ritorno, che è una condizione per la realizzazione dell'oltreuomo, significa liberare l'uomo dal passato e assumersi la responsabilità di creare il proprio destino, vivendo ogni momento nell'ottica dell'eternità. In questo modo, l'uomo diventa il "creatore" del proprio passato e del proprio futuro, anziché subirlo passivamente.

La trasvalutazione dei valori

In sintesi, Nietzsche sostiene che la creatività dell'oltreuomo permette una "trasvalutazione dei valori", ovvero la possibilità di andare oltre il nichilismo e di creare nuovi valori non basati su principi divini o morali imposti dall'esterno. L'oltreuomo accetta la mancanza di verità, di bene e male e di senso assoluto e diventa il supremo artista che crea nuovi significati per affermare la vita e la volontà di potenza come fonte di significati nuovi. La trasvalutazione dei valori non significa sostituire vecchi valori con nuovi simili, ma affermare una diversa modalità di rapportarsi ai valori stessi, basata sulla libera creatività dionisiaca. La volontà di redenzione dell'oltreuomo lo porta a reinventare i rapporti con la natura e con gli altri uomini fondandoli sulla libera creatività. Nietzsche ha avvertito quanto fosse urgente per la filosofia una ricerca capace di dare significati nuovi alle cose, basandosi sulle inesauribili capacità e risorse dell'uomo.



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