Weber: fondazione della sociologia scientifica

Weber

Gli studi socio-economici e filosfici

Max Weber è un autore prezioso per comprendere la realtà del Novecento.
• Weber è uno storico, economista e sociologo rigoroso.
• Weber indaga i fenomeni socio-economici della modernità capitalista.
Weber identifica i punti critici, le lacune e le contraddizioni della società moderna.
Weber ha studiato diritto, storia, economia e filosofia.
Ha scritto saggi di storia economica e ha partecipato a un'inchiesta sulle condizioni dei lavoratori agricoli in Germania.
Weber inizia ad insegnare all'Università di Friburgo e successivamente all'Università di Heidelberg.
Era interessato alla società e alla politica, influenzato dall'impegno del padre nel Partito nazional-liberale.
Weber valuta i dati e interpreta i risultati dell'inchiesta del 1892 come presupposto per comprendere la realtà dell'Occidente in transizione economica e sociale.
Scrive l'opera "Economia e società" nel 1922.
Weber diventa un punto di riferimento per giovani intellettuali e viene considerato un maestro da seguire.
Approfondisce l'opera di Marx, ma critica la sua posizione parziale.
Weber non considera il capitalismo interamente negativo e ne individua vantaggi e rischi.
Partecipa alla redazione della Costituzione della Repubblica di Weimar e fonda il Partito democratico tedesco.
Weber unisce l'interesse per l'indagine sociologica alla passione filosofica.
Le conclusioni di Weber derivano da una ricerca empirica.

Il metodo delle scienze storico-sociale

Max Weber è interessato principalmente alle scienze storico-sociali e cerca di definire il loro statuto epistemologico e metodologico.
È considerato uno dei fondatori della moderna sociologia scientifica e si oppone alla tradizione positivista di Comte.
Weber sostiene che l'oggetto della sociologia sono i modi dell'agire individuale che si evolvono nel corso della storia e che presentano uniformità oggetto di indagine scientifica.
L'atteggiamento del ricercatore nelle scienze storico-sociali deve essere "avalutativo" o neutrale, evitando di giudicare i fenomeni sociali in base a idee o valori preconcetti.
Il ricercatore deve mettere da parte i propri punti di vista e sforzarsi di comprendere la realtà in modo oggettivo.
Weber difende l'avalutatività, ma riconosce la relativa impossibilità della sua piena attuazione.
Riconosce che ogni conoscenza è parziale, poiché si sviluppa da un particolare punto di vista e non esiste una verità assoluta.

Realtività e oggettivita della scienza

Max Weber distingue tra "giudizio di valore" e "relazione ai valori" per chiarire la sua posizione sulla neutralità necessaria del ricercatore.
Il "giudizio di valore" rappresenta la presa di posizione valutativa del ricercatore nei confronti della realtà che sta analizzando, dettato da motivi etici, politici o religiosi.
La "relazione ai valori" è il criterio con cui lo scienziato seleziona gli oggetti di indagine in base a valori culturali considerati significativi nella propria epoca.
L'individuazione degli oggetti di studio è influenzata dalla prospettiva culturale e può variare nel tempo.
Nonostante la selezione degli oggetti di studio sia relativa, i risultati della scienza devono avere un valore oggettivo.
L'oggettività è garantita dall'avalutatività del ricercatore e dal suo atteggiamento rigoroso e privo di preconcetti.
Lo scienziato deve applicarsi alla ricerca con lo stesso atteggiamento avalutativo in ogni epoca, preservando l'oggettività.
I ricercatori devono evitare di condizionare i risultati delle indagini sulla base delle proprie opinioni personali quando studiano fenomeni come l'abuso di strumenti tecnologici o informatici.

L’analisi della causalità storica

Max Weber sostiene che nelle scienze storico-sociali è necessario utilizzare una forma particolare di spiegazione causale.
Questa forma di spiegazione differisce da quella delle scienze naturali, poiché non mira a ricondurre un fenomeno a un quadro di leggi generali, ma seleziona e mette in luce una serie limitata di elementi rilevanti all'interno della catena infinita di fattori che determinano un evento.
I fatti storici individuati sono valutati come dotati di maggiore o minore potere causale in base alle loro possibili conseguenze, secondo quello che Weber definisce "imputazione causale".
Weber non intende sostenere una causalità di tipo "necessitante" nella storia, ma fornisce un modello esplicativo che permette di individuare le possibilità presenti nella realtà storica e di comprendere il loro significato.
Questa concezione implica che non sia possibile elevare universalmente una prospettiva come spiegazione degli eventi storici e che ogni circostanza o elemento considerato causa adeguata è solo uno degli elementi in gioco e non deve essere assolutizzato.
Secondo Weber, il marxismo commette l'errore di universalizzare l'explicazione economica della storia, trascurando l'importanza di altri fattori sovrastrutturali, come ad esempio quelli religiosi, che influenzano la vita materiale della società.
Weber riconosce che la struttura economica può essere un punto di vista valido nell'interpretazione storica, ma sostiene che non deve essere trascurato il ruolo degli altri fattori.

Lo spirito del capitalismo

Max Weber analizza il fenomeno del capitalismo, differenziandosi dalla prospettiva marxista.
Nell'opera "L'etica protestante e lo spirito del capitalismo", Weber sostiene che la Riforma protestante ha svolto un ruolo fondamentale nell'affermazione e nello sviluppo del capitalismo.
Secondo Weber, lo spirito del capitalismo, ovvero la mentalità predominante nel sistema capitalistico, trova le sue radici nella convinzione protestante, in particolare nel calvinismo, che afferma che l'individuo può dimostrare la grazia divina attraverso il successo economico e la realizzazione professionale.
Weber sostiene che nel capitalismo moderno il valore della produttività perde il suo risvolto religioso, e il profitto diventa un fine in sé stesso.
Il concetto di "disincantamento" rappresenta il processo di razionalizzazione e intellettualizzazione che ha portato alla perdita dell'aura magico-sacrale del mondo nel corso della storia.
Secondo Weber, nella società moderna l'uomo ha perso la relazione "magica" con la divinità e si trova privo di valori e significati da attribuire alla sua ricerca di successo e potere.
Weber critica la società capitalistica per incoraggiare comportamenti razionali orientati esclusivamente al profitto immediato, riducendo l'uomo a uno strumento della produttività.
La ricerca e l'accumulo della ricchezza diventano doveri fine a se stessi, imprigionando l'individuo in una "gabbia d'acciaio" e privandolo di obiettivi spirituali e religiosi.

L’etica della responsabilità

Nel mondo capitalistico prevale la ragione strumentale e il principio che l'azione deve essere finalizzata al lavoro.
Secondo Weber, nella logica capitalistica, la perdita di tempo è considerata la colpa più grave, poiché ogni attività deve essere calcolata e intraprendente per massimizzare l'efficienza e la produttività.
Weber associa a questa logica un particolare atteggiamento etico chiamato "etica della responsabilità", in cui l'agire viene valutato in base alle conseguenze pratiche che ne derivano e ai mezzi necessari per promuoverle.

Le nuove forme di dominio

Weber sostiene che nei paesi protestanti esiste una concezione del dovere professionale come obbligo morale, in cui il lavoro è visto come un compito imposto da Dio.
Il concetto di "vocazione" o "chiamata" associato al lavoro professionale nelle culture protestanti richiama l'idea religiosa di un compito divino assegnato a ciascun individuo.
Nel capitalismo, il capitalista è chiamato a reinvestire le ricchezze accumulate per intensificare la produzione e il lavoro, anziché consumarle per il proprio godimento personale.
Secondo Weber, l'epoca del disincantamento non ha cambiato molto rispetto a quando il mondo era sotto l'incanto degli dei, poiché l'uomo è destinato comunque a essere dominato.
Weber avverte dei pericoli che possono derivare dall'avanzare della ragione strumentale e dalla perdita del significato dell'attività umana. Questo potrebbe portare a una nuova servitù e alla tendenza di affidare le proprie sorti a nuovi despoti mascherati da capi carismatici.
L'individuo potrebbe delegare agli altri, come falsi profeti, demagoghi o politici, il compito di dare un significato più ampio ai propri sacrifici e alla vita stessa. Ciò potrebbe portare all'emergere di una "nuova mitologia" e di una "nuova magia" che, dotate di potere tecnologico, sarebbero più pericolose delle antiche.

L’etica dell’intenzione

Weber contrappone l'etica della responsabilità del mondo capitalistico e protestante all'etica dell'intenzione o della convinzione. Nell'etica della responsabilità, l'azione è valutata in base alle conseguenze pratiche che ne derivano e ai mezzi necessari per promuoverle, mentre nell'etica dell'intenzione, l'azione è valutata in base alle convinzioni e alle intenzioni di chi la compie, indipendentemente dai mezzi e dalle conseguenze.
Weber associa l'etica dell'intenzione all'etica cattolica, in cui ciò che conta di più è adempiere coscienziosamente ai doveri religiosi tradizionali. L'intenzione dell'agire determina il valore dell'agire stesso.
Nel cattolicesimo, il peccatore può riscattarsi attraverso il sacramento della penitenza amministrato dalla Chiesa. L'etica cattolica non spinge il processo di disincantamento del mondo alle estreme conseguenze.
Al contrario, nell'etica calvinista non ci sono scappatoie per chi commette errori. Non sono ammesse "gioiose ed umane consolazioni" come nel cattolicesimo, e la responsabilità del calvinista verso il mondo e le proprie azioni è piena e totale, poiché percepisce Dio come distante e incolmabile.
Secondo Weber, la modernità rivela le interne lacerazioni e difficoltà, ma non promuove un ritorno ai valori e alle convinzioni del passato. Weber cerca di comprendere l'epoca contemporanea, mettendo in luce sia gli aspetti positivi, come le migliori condizioni di vita materiale, sia le contraddizioni e le ambivalenze, al fine di recuperare quei significati della vita umana che sembrano essere irrimediabilmente perduti nella prospettiva della ragione strumentale.
















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